La località Serrapizzuta è tra la Gravina di Palagianello e la Gravina di Castellaneta, nei pressi della Masseria Santa Colombina - Gravina di Santa Lucia.
Il sito di archeologico di Serrapizzuta è caratterizzato dalla presenza di un insediamento classico-ellenistico, molto interessante, parzialmente compromesso da trasformazioni agricole. Nell'area occidentale della Provincia si tratta di un unicum.
- Lo scavo è ubicato nei pressi di Masseria Santa Colombina, nei pressi della Gravina di Santa Lucia (Gravina di Castellaneta), a meno 100/150 metri dal ciglio e, quindi, guardata la carta con la perimetrazione, direi semza dubbio in area parco.
- Si tratta di un abitato (con necropoli) di età classica-ellenistica, con una frequentazione documentata da ceramica databile al IV e al II Sec. a.C.
- Tra i numerosi reperti restituiti dallo scavo, la Dott.ssa Schoier ha evidenziato il rinvenimento di numerosi frammenti di coroplastica (statuette) che farebbero pensare ad un area sacra, inoltre si può ammirare una matrice fittile che farebbe supporre che nell'area vi fosse un centro di produzione.
- La Dott.ssa ha ribadito l'importanza delle scoperte, la necessità di estendere le ricerche (che adesso occupano una piccola area) ed eventualmente di conservare le strutture murarie rinvenute.
- L'area insiste quasi direttamente sul tracciato della costruenda ferrovia, del quale occupa la parte che dovrebbe essere destinata a massicciata.
- Sul cantiere ultimamente non c'è stato nessun tecnico FS, pertanto non si sa se sarà possibile far convivere il sito con il progetto attuale della ferrovia. Quello che si sa è che i soldi per continuare lo scavo - a carico delle FS - stanno finendo e che l'accordo con la Soprintendenza e quindi con la ditta privata che materialmente conduce gli scavi, prevedeva la conclusione per lunedi 19 marzo 2007.
Mentre eravamo sullo scavo è venuto il Sindaco Petrera al quale la Dott.ssa ha illustrato il sito e ha manifestato le problematiche.
Il sindaco ha detto che farò tutto il possibile per salvare lo scavo, a cominciare da un consiglio comunale monotematico programmato per sabato nel quale si cercherà di smuovere tutti coloro che possono far qualcosa, a cominciare dal Ministro Bianchi: vedremo.
Franco Zerruso
Riflessioni sul sito di Serrapizzuta a Palagianello
Molto si discute, in questi giorni, sul valore archeologico del sito di Serrapizzuta a Palagianello, scoperto in seguito ai lavori in corso per il nuovo tracciato della linea ferroviaria.
Disparate sono le opinioni espresse, che vanno da quelle che lo ritengono un sito di modesta se non trascurabile importanza (ed è un estremo) a quelle che lo considerano un sito di importanza fondamentale per la storia del territorio (ed è l'altro estremo).
Ovviamente, le conseguenze di tale disparità di opinioni non sono di poco momento: per i sostenitori del primo punto di vista, il sito, dopo lo scavo archeologico già condotto e la sua documentazione, puo' tranquillamente essere distrutto, mentre per i sostenitori del secondo punto di vista il sito va comunque salvaguardato e conservato, a costo di una lieve modifica del tracciato ferroviario.
Come modesto studioso degli aspetti archeologici del
territorio del Nord-Ovest della Provincia di Taranto abbiamo
pubblicato in proposito un primo lavoro nel 1963 ed un ultimo, riguardante l'intero arco jonico nel 2001) e, soprattutto, come conoscitore del territorio di Palagianello (vi abbiamo dedicato un volume nel 1980 e abbiamo continuato ad indagarlo nel tempo) riteniamo di potere esprimere in proposito, sine ira et studio, la nostra opinione, per chiarire le ragioni per cui, nel corso delle recenti arroventate polemiche, abbiamo più volte preso posizione per la conservazione del sito, anche se non siamo tra quelli che lo considerano l'ombelico del mondo.
Come è noto (anche se molti dettagli e particolari potranno essere conosciuti solo dopo la pubblicazione degli scavi, che sono stati diretti da un funzionario della Soprintendenza Archeologica di Taranto di cui è ben nota a chi scrive l'assoluta serietà e professionalità), gli scavi hanno portato alla luce un complesso abitativo magno-greco di V-IV secolo a. C. al quale pare collegato un singolare vano che, almeno in origine, pareva essere una struttura dolmenica, coperto, com'è, da un lastrone o masso di imponenti dimensioni e peso.
I dati di scavo pare che abbiano rivelato la sua pertinenza, come anesso, alle strutture abitative.
Senza entrare nel merito di particolari a noi ancora sconosciuti, o noti solo per sentito dire, vorremmo proporre alcune brevi considerazioni che militano a favore della conservazione del sito.
a) Considerazioni di carattere generale
Il sito sorge nei pressi di un'imponente Gravina. Lo studio che per alcuni anni è stato condotto da Franco dell'Aquila e da chi scrive sul villaggio (già considerato "medioevale") di Madonna della Scala a Massafra ha rivelato un'antropizzazione di quella gravina evidente almeno dal neo-eneolitico, imponente durante l'Età del Bronzo, ininterrotta dalla Tarda Antichità, attraverso almeno dieci secoli, sino al Basso Medioevo. Ma, soprattutto, ha dimostrato le strette interrelazioni che corrono tra l'occupazione antropica dei fianchi delle gravine e quella delle aree di penepiano interposte fra una gravina e l'altra. La conservazione del sito di Serrapizzuta - strutture sub-aeree, di cui si conservano certo non
molti esempi - potrebbe fornire dati importanti di analisi e confronto agli studiosi che vorranno affrontare, secondo nuove metodiche, già - peraltro - esposte or è qualche anno da Caprara e dell'Aquila in "Archeologia Medievale" XXXI del 2004, i complessi problemi dell'habitat delle Gravine di Palagianello e di Castellaneta, fuori dai comodi schemi tradizionali che ne appiattiscono la cronologia ad un breve arco di secoli nel Basso Medioevo (e, per Palagianello, ad una rioccupazione nel Post-Medioevo).
Nulla, evidentemente, ha insegnato lo scavo di un sito rupestre di età ellenistica condotto dalla Soprintendenza Archeologica di Taranto sotto la direzione del dott. Arcangelo Alessio in regione Carrino-San Sergio del territorio di Massafra nei primi anni 80.
b) Considerazioni di carattere particolare
Per quanto esauriente possa essere stata l'indagine archeologica sin qui condotta sul sito - e fatte salve le informazioni che si potranno attingere solo dalla pubblicazione dello scavo - non pare, a chi scrive,
che tutti i problemi siano stati risolti.
L'esperienza insegna che - a prescindere dalle destinazioni originarie - importanti sono le fasi di riuso, spesso improprio, delle strutture.
La presenza di frammenti coroplastici, ad esempio (sempre che la notizia pervenutaci sia vera) indurrebbe a pensare ad un uso sacro dell'area, se non alla presenza, in area strettamente contigua, di un sito con destinazione sacra. La stratigrafia dovrebbe aiutare a stabilire la
cronologia relativa tra uso sacro ed uso abitativo (oltre, si capisce, alle indicazioni cronologiche fornite dai caratteri stilistici delle statuette).
La cavità coperta dal "pietrone" difficilmente può essere attribuita ad età magno-greca. E' impensabile che, mentre ad Atene si costruiva il Partenone, a Palagianello coloni greci affrontassero l'immane fatica di spostare e mettere in opera un masso pesante alcune tonnellate
solo per coprire una cavità ovoidale di pochi metri quadri. Dunque, è verisimile che una "preesistenza" sia stata riutilizzata nel V-IV secolo come "annesso" di un'abitazione costruita accanto ad essa.
A Madonna della Scala, ad esempio, è stata usata come "annesso" di una unità abitativa la cavità di una tomba a forno dell'Età del Bronzo.
Altre considerazioni sarebbero possibili, ma le tralasciamo per non superare i limiti che ci siamo imposti per questo intervento.
Non possiamo, però, esimerci dall'esternare alcune riflessioni già altra volta espresse ma che vale la pena ribadire.
Tecnici qualificati hanno affermato essere cosa di breve momento e di modicissima spesa modificare il tracciato della curva ferroviaria incriminata, che andrebbe spostata di pochi metri. Ma questo pare impossibile, in Puglia
in genere e a Palagianello in particolare. E qui il discorso diventa politico, un piano non consueto agli studiosi ma indispensabile da affrontare.
Quello che non è possibile a Palagianello per pochi metri di tracciato è invece possibilissimo in Val d'Aosta, dove è stata ridisegnata (e quindi andrà riprogettata) gran parte della linea dell'Alta Velocità, dopo le vigorose
proteste degli abitanti.
Due Italie? Pare proprio di sì.
Certo, in Val d'Aosta sono state addotte ragioni di vario genere, fra cui quelle ecologiche, per l'inquinamento che la Valle subisce a causa dell'intenso traffico di mezzi pesanti, per cui la riprogettazione della linea ferroviaria è considerata una specie di risarcimento.
Risarcimento che - a quanto pare - non compete all'area tarantina, malgrado l'inquinamento parossistico che da decenni subisce a causa delle attività che vi sono state installate ed il rischio reale che altre ancora più dannose vi possano sorgere fra breve.
Anche per questo intervenire a difesa del sito di Serrapizzuta significa partecipare ad una battaglia di civiltà. E noi non siamo tra quelli che - per
ignavia o semplice quieto vivere - hanno deciso di disertare.